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Friends: Philippe Malouin

Incurante delle tendenze passeggere, il designer Philippe Malouin riduce gli oggetti alla loro forma essenziale, creando pezzi radicali e senza tempo. Il lavoro di Malouin spazia tra mobili, illuminazione e oggetti, ma un unico principio guida li attraversa tutti: l’impegno per la chiarezza. I suoi progetti sono spogliati degli eccessi, lasciando solo il necessario. Nato in Canada e residente a Londra, Malouin ha studiato alla Design Academy di Eindhoven, all’École Nationale Supérieure de Création Industrielle di Parigi e all’Università di Montreal. Ha collaborato con alcuni dei marchi più interessanti del settore.
Intervista e testo a cura di Maria Cristina Didero

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Pictures by Studio Ellisse

Il suo ultimo progetto, HUM, una collezione di rubinetti per QuadroDesign, è iniziato con un semplice momento di intuizione. Tenendo in mano un cilindro di acciaio inossidabile, è rimasto colpito dalla sua permanenza e purezza. Ha quindi introdotto una singola curva a contrasto, un gesto che ha dato forma all’intera collezione. QuadroDesign, un’azienda fondata sulla precisione, la sostenibilità e l’onestà dei materiali, era un partner naturale per Malouin. Le conversazioni con Enrico Magistro, la cui famiglia gestisce l’azienda, hanno permesso di conoscere l’eredità dell’acciaio inossidabile. La durata, la resistenza e l’atemporalità del materiale sono diventate la base del progetto. La sfida è stata quella di eliminare ogni dettaglio superfluo, lasciando che le qualità del materiale parlassero da sole.

Sebbene Malouin non sia estraneo al lavoro tra diverse discipline, la meccanica dell’acqua era un’area completamente nuova. Collaborare con il team di QuadroDesign significava navigare in uno spazio altamente tecnico in cui la precisione non è negoziabile. Ogni decisione doveva bilanciare l’estetica con l’ingegneria, assicurando che i rubinetti non solo apparissero senza sforzo ma funzionassero in modo impeccabile. Il processo ha ulteriormente affinato l’approccio di Malouin, spingendolo a progettare con un senso di scopo ancora maggiore. Il suo lavoro è spesso descritto come un processo di editing – rimuovere elementi fino a quando rimane solo l’essenziale. Con HUM, quel momento di risoluzione è arrivato quando ha visto i primi prototipi. La curva slanciata del beccuccio, i comandi lavorati con precisione – tutto era in equilibrio. Ulteriore perfezionamento sarebbe stato indulgente. Era completo. L’intera collezione mostra la sua abilità di affinare un’idea – un’esplorazione del materiale, della forma e della funzione che si sente naturale come l’acqua stessa.

Interview by Maria Cristina Didero

La tua collezione HUM per QuadroDesign sembra un gesto riflessivo – preciso ma poetico. Qual è stata la prima immagine o istinto che ha scatenato questo progetto per te?

PM: In realtà è iniziato con un gesto molto semplice: tenere in mano un cilindro di acciaio inox. Sono stato attratto dalla sua chiarezza e dal senso di permanenza che trasmetteva. Questo cilindro doveva diventare la base di un rubinetto montato su piano. Come contrasto a questo austero cilindro, ho tracciato a partire da esso una curva che addolcisse il disegno. La curva in questione è diventata la bocca, e la bocca ha influenzato l’intera gamma di HUM, ripetuta in tutti prodotti. La versione del semplice cilindro invece è diventata tutte le maniglie sia quelle con movimento tradizionale che progressivo, la doccetta e persino il soffione. La parola “hum” è ispirata a “colibrì” (hummingbird), il cui becco somiglia alla curva che ho tracciato per la bocca.

QuadroDesign ha costruito la sua identità attorno alla precisione, alla sostenibilità e a un profondo rispetto per i materiali. In che modo il loro approccio – e il loro impegno per l’acciaio inox – hanno influenzato il modo in cui hai affrontato la collezione HUM?

PM: L’etica di QuadroDesign si allineava perfettamente con il mio interesse per un design onesto e guidato dai materiali. Io e Enrico Magistro abbiamo avuto molte discussioni sulla sua azienda familiare: mi ha spiegato le qualità del materiale, perché è stato scelto e la sua significatività per il loro lascito – un’intuizione pratica che ha influenzato le mie decisioni progettuali. Le conversazioni che abbiamo avuto hanno sicuramente plasmato l’intera collezione. Ha avuto senso minimizzare il decoro e permettere che la durabilità e l’eterna bellezza dell’acciaio inox diventassero il punto focale. Questo è come, credo, la collezione HUM si integri bene con l’offerta di QuadroDesign.

La collaborazione lascia sempre un segno sul processo. In che modo lavorare con questa azienda, con il loro etos minimalista e l’attenzione alla longevità, ha influenzato il tuo pensiero creativo e l’espressione finale di HUM?

PM: C’era molto che dovevo imparare da Enrico e dal suo team, soprattutto quando si trattava di meccanica dell’acqua, un campo completamente nuovo per me. Collaborare con QuadroDesign ha instillato in me una disciplina rigorosa che mi ha spinto a perfezionare ulteriormente il mio linguaggio di design. Il loro meticoloso processo produttivo e la loro chiara visione hanno guidato le mie decisioni, rendendo questo un vero sforzo collaborativo. Alla fine, la guida di QuadroDesign mi ha permesso di creare una gamma coerente ed elegante.

Hai spesso descritto il processo di design come una sorta di editing – ridurre, affinare, quasi scolpire un’idea. C’è stato un momento, durante lo sviluppo di HUM, in cui hai pensato: “Questo è. Non dovrei più toccarlo”?

PM: Sì, c’è stato. È arrivato quando abbiamo ridotto tutto alla sottile curva del beccuccio e alla precisione netta dei controlli. Ricordo di aver guardato il prototipo e di aver realizzato che qualsiasi ulteriore perfezionamento sarebbe stato indulgente. L’equilibrio era già presente – tra l’utilità dell’oggetto e l’eleganza scultorea a cui puntavo. È stato quel momento di contenimento, di consapevolezza che il design era risolto dalla sua semplicità, che ho sentito fosse completo.

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L’acciaio inox è un materiale carico di connotazioni – industriale, durevole, a volte freddo. Come sei riuscito a conferirgli calore, presenza scultorea, persino sensualità?

PM: Per me il calore deriva dalla proporzione e dal gesto. L’acciaio inox può apparire clinico se sembra sovra-ingegnerizzato, ma quando introduci curve sottili, tolleranze fini e una silhouette elegante, diventa tattile e invitante. La chiave stava nell’equilibrio: mantenere le forme elementari, quasi monolitiche, mentre si introducono interazioni in scala umana – il movimento preciso della maniglia, il dolce riflesso della luce sull’acciaio spazzolato. È qui che è emersa la sensualità: non nella decorazione, ma nella qualità del tocco e della presenza.

C’è spesso un senso di ritmo nel tuo lavoro che cammina sul confine tra utilità e scultura – oggetti che comandano silenziosamente lo spazio. Come hai vissuto questa collaborazione e come si inserisce nella tua pratica di design più ampia?

PM: Sono sempre stato interessato alla tensione tra utilità e scultura, trovando bellezza in oggetti che servono uno scopo chiaro. La collezione HUM si inserisce nella mia pratica mantenendo quel dialogo. L’intera esperienza è stata una vera sfida; credo davvero che mi abbia reso un designer industriale migliore. Il contributo di Enrico ha reso ogni modello ancora migliore del precedente. Sono estremamente orgoglioso di ciascun modello della collezione. La doccetta è un’incredibile realizzazione in termini di produzione e semplicità.

Hai trascorso la tua carriera esplorando come gli oggetti plasmino il nostro modo di vivere. Puoi articolare questa frase?

PM: Il buon design è, nella sua essenza, quello di creare oggetti che sembrano inevitabili – presenze silenziose che, senza richiedere attenzione, migliorano sottilmente la nostra interazione con lo spazio che ci circonda. Significa progettare con empatia, dove ogni dettaglio è misurato e raffinato, affinché l’oggetto parli dolcemente ma profondamente attraverso la sua semplicità e precisione. Ho certamente intrapreso progetti che sono più esplicitamente espressivi, ma con questo lavoro, è stato cruciale per me creare qualcosa di senza tempo e intrigante, un design che risuona delicatamente piuttosto che urlare la sua esistenza.

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